Vincere il tumore al seno con la prevenzione
Intervista di Popolis al senologo Bresciano Luciano Cirelli
di Macri Puricelli
La cattiva notizia è che ogni anno in Italia 41mila donne si ammalano di tumore al seno. Una donna su dieci, nel corso della sua vita, affronta questa malattia e il numero di malate aumenta ogni anno, soprattutto fra chi ha meno di 50 anni.
La buona notizia è che si guarisce sempre di più. Se diagnosticato nella fase iniziale, quando la lesione non supera i 3-4 millimetri, un tumore al seno può essere guarito nel 90 per cento dei casi. Un dato impensabile e insperabile fino a trent'anni fa. Una consapevolezza che deve sconfiggere ogni disinformazione e paura.
Questo traguardo ha un nome preciso: prevenzione. Perché davvero, oggi, solo la diagnosi precoce della malattia può salvare la vita.
È per parlare di questi temi, in questo mese di ottobre dedicato proprio alla prevenzione del tumore al seno , che abbiamo incontrato il senologo bresciano Luciano Cirelli, responsabile del dipartimento di diagnostica senologica all'Istituto clinico Città di Brescia, da trent'anni in campo a fianco di migliaia di donne, “padre” dello screening di massa varato in Italia con i primi mammografi utilizzati proprio da Cirelli all'ospedale di Leno, nella bassa bresciana.
“Ha detto bene: è la prevenzione l’unica vera chiave per sconfiggere il tumore al seno. La prevenzione è la ricerca della malattia prima che questa si manifesti.È la diagnosi precoce del tumore, quando è ancora agli stadi iniziali e la donna è in pieno benessere. Quando la lesione non supera i 3-4 millimetri di grandezza e la possibilità di guarigione è elevatissima, quasi del 90%.
Sono i tumori che noi senologi chiamiamo “di intervallo”, quelli che si manifestano fra un controllo e l’altro. Ma ciò significa che queste donne devono aver fatto gli accertamenti corretti. Ripeto, tutte le donne, non solo le cinquantenni”.
Il dottor Cirelli lo sa bene: i tumori nella fascia di età fra i 28 e i 40 anni sono in vistoso aumento e rappresentano ormai il 30% delle diagnosi.È un errore quindi pensare di rinviare mammografie, visite ed ecografie a quando si arriva alla soglia della menopausa.Come è un errore sospendere i controlli dopo i 70.
“Due grandi errori direi. Dai 28 ai 38-40 anni le giovani donne devono fare un’ecografia e una visita senologica ogni 18-24 mesi. Anche l’eco va fatta perché la visita con la sola palpazione non è sufficiente.È dimostrato che la possibiliotà di non riuscire a diagnosticare un tumore fino a 1 centimetro con le sole mani è pari al 60-70%”.
Di fronte a queste parole viene spontanea una domanda: ma allora a cosa serve lo screening, che inizia a 50 anni e finisce a 69?
“Serve, certo che serve. Senza questa metodologia chissà quante donne non verrebbero a conoscenza della malattia. Ma è anche vero che lo screening del tumore al seno è una brutta bestia e non è una botte di ferro. Oggi viene fatta solo dai 50 ai 70 anni.
Ma ciò non significa che le donne più giovani e quelle più anziane non siano a rischio e quindi non debbano farsi controllare. Quest’anno ho visto una ventina di casi di tumore alla mammella in ragazze sotto i 35 anni. E qualche giorno fa ho visitato una signora di 80 anni devastata dal male. Purtroppo questa malattia non guarda l’età.
Quindi, vi prego, signore e ragazze, non dimenticate mai la prevenzione. E non abbiate paura. Il tumore, preso in tempo, può essere sconfitto”.