È indubbio che se a fronte di un continuo aumento del tumore della mammella (in Italia nel 2018 sono stati superati i 50.000 nuovi casi) si è arrivati a guarigioni impensabili fino a qualche anno fa (con percentuali sino al 90%). Tutto questo è in gran parte merito della prevenzione.
Premessa: questa malattia comincia a colpire dai 27-28 anni, la sua incidenza aumenta con l’età, senza diminuire dopo i 70 anni (come molte donne credono erroneamente).
Analizziamo la qualità della prevenzione nelle varie fasce d’età, stabilite per comodità d’esposizione:
Dai 27 ai 40 anni: Una fascia d’età penalizzata. Il disturbo della giovane è spesso sottovalutato a prescindere.
L’ecografia è l’esame che nelle giovani, eseguito periodicamente, consente diagnosi precoci. Purtroppo viene consigliata saltuariamente e spesso anche i Medici Curanti rimandano ai 40 anni gli esami strumentali, limitandosi a valutazioni cliniche.
È dimostrato che per tumori fino a un diametro di 1 cm, le sole mani possono scoprirne il 30/40%. È angoscioso costatare come in questa fascia d’età, la percentuale di guarigione sia scadente. Percentuale che potrebbe aumentare esponenzialmente con esami preventivi che consentano diagnosi precoci e la possibilità di intervenire prima che la malattia si sia radicalizzata.
Dai 40 ai 50 anni: è la fascia di età più protetta: la donna si sottopone ad esami strumentali di controllo, spesso modulati dal senologo.
Dai 50 ai 70 anni: Le donne rientrano nei programmi di screening e vengono chiamate al controllo mammografico ogni 2 anni. Purtroppo per il grande numero di pazienti invitate, la mammografia è raramente accompagnata da una visita senologica e da un’ecografia che integrerebbero, a volte correggendola, la mammografia, riducendo il numero di falsi negativi.
Oltre i 70 anni: è una fascia d’età molto penalizzata. È credenza diffusa che questa malattia colpisca in prevalenza tra i 40 e 50 anni (basta intervistare gruppi di donne) e diminuisca con l’età (è esattamente il contrario).
Per questa grave disinformazione o perché spesso le donne pensano che, non essendo state richiamate allo screening dopo i 70 anni, siano fuori pericolo, disertano i controlli mammografici (si sente spesso “Ormai!...”). Tutto questo, quando - vuoi per la facilità di studio della mammella, ormai disabitata e trasparente, vuoi per la scarsa aggressività del tumore a quell’età - si potrebbe arrivare, con controlli periodici, non ossessivi, a guarigioni pressoché totali, invece che, più avanti negli anni, a malattie irreparabili.